108 Hyaku Hachi
Ma quanti siamo e quanti saremo ancora, ad essere inebriati dal 108? Essere coinvolti nella magia di questo numero e non riuscire a levarselo dalla testa, perché lui ci invade il cervello, si impossessa dei muscoli, perché ha un sapore tutto speciale, perché ora facciamo parte del suo mondo, perché ne avevamo sentito parlare da bambini e provandolo, abbiamo avuto delle emozioni importanti, perché quella sensazione indescrivibile ci è rimasta dentro, ribollendo come lava di un vulcano e ci diverte da pazzi fare parte ancora di questo gruppo, motivandoci, risvegliando lo spirito guerriero che era sopito e ancora curioso di imparare e ancora presuntuoso nel cercare di migliorare i piccoli difetti, legati all’età. Sono orgoglioso di averlo insegnato, dove il tatami era un lastricato di cemento, il resto poi, lo avrà anche fatto Virtual Sensei, ma orgoglioso di chi nel dubbio…fa Suparinpei. La metafora della vita di un giovane karateka è raffigurata nel cucciolo di lupo che sogna, rispecchiandosi speranzoso, e si vede lupo maturo ed esperto, non conoscendo però le future asperità che la vita gli riserva. Mentre il lupo grigio, già maturo e conscio di tutto questo, spinto dal suo istinto di predatore, insisterà nella sua strada pur sapendo che lupi più giovani di lui cercheranno sempre di tendergli delle trappole, per occupare quello che un giorno era il suo territorio di caccia. Di certo l’oblio della rassegnazione non offuscherà la sua strada, perché l’evoluzione di ciò che ha fatto, ha lasciato le sue impronte e i passi fatti farà rimarranno impressi nella storia del suo karate.